Pubblica l'Acqua



27 milioni di italiani hanno votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici, tra questi oltre 1 milioni di
romani: quel voto deve essere rispettato  La gestione privata ha fallito: Acea è sempre più indebitata (Attualmente AceaAto2 è indebitata per circa 480 milioni di euro, che diventeranno 3 miliardi nel 2020 secondo l'attuale tasso di crescita del debito: un fallimento annunciato che trascinerebbe con sé anche il resto della holding).  Non ha realizzato gli investimenti necessari, peggiorato la
qualità del servizio e precarizzato il lavoro.

 La gestione pubblica consentirebbe, azzerando gli utili, di realizzare gli investimenti necessari, migliorare la qualità del servizio e quella del lavoro . In questi anni le tariffe pagate dai cittadini sono servite ad arricchire azionisti e manager: nel 2012 i dividendi distribuiti sono stati circa 45 milioni di euro. La gestione pubblica, non potendo per legge distribuire utili, metterebbe fine a questa emorragia. La ripubblicizzazione consentirebbe di risanare tale debito, non prima però di averne verificato la legittimità.  La gestione dell'acqua da parte di Acea, non solo in Ato 2, è ricca di illegittimità: a partire dalle procedure di affidamento, per arrivare ai mancati investimenti sull'arsenico, passando per le decine di depuratori messi sotto sequestro per mancanza di autorizzazione. L'uscita di Acea dalla gestione dell'acqua rappresenterebbe un passaggio necessario verso la "legalizzazione" della gestione del servizio. Infine: ripubblicizzare una SpA mista come AceaAto2 significa colpire al cuore le gestioni private dei servizi pubblici locali, a Roma e non solo.

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